Agnes Obel – Aventine

Nel mio mondo immaginario, dove tutti si vogliono bene e Salvini raccoglie cicoria per un latifondista eritreo, i generi musicali principalmente si dividono in: rock e non-rock.

Per una volta evito il primo e passo al secondo (con contorno, grazie). Il non-rock a sua volta si divide in: classica, jazz, tunz-tunz e altro. Nell’altro sono racchiusi due grandissimi sottoinsiemi: altro bello e altro meno bello. Si può discutere che sia una suddivisione farlocca e soggettiva. Potete farlo voi, se avete tempo da perdere. Chi sono io per giudicarvi?

Nell’altro bello la fa da padrone un gruppo a cui offrirei volentieri una tazza di Darjeeling: i Sigur Ros. Amore puro. Grazie ragazzi mattoidi. Ma non voglio scrivere di loro (al momento), bensì di Agnes Obel e del suo Aventine.

Agnes Obel - Aventine
La copertina di Aventine, uscito nel lontano 2013

La cara Agnes suona il pianoforte e canta. Non è la prima, non sarà l’ultima. Però, a differenza di altri, ha conquistato il mio cuore composto da chitarre distorte e urla malvagie. E l’ha fatto con eleganza, grazia e semplicità.

I pezzi si reggono quasi esclusivamente dalle note suonate dalle sue dita e dal risultano delle sue corde vocali che vibrano. Una voce incredibile. Angelica forse è un aggettivo banale e abusato, ma non mi viene in mente altro.

Nel mio mondo immaginario non ci sono guerre perché i potenti  prima di decidere enormi stronzate ascoltano Agnes Obel. Si calmano, chiamano la moglie, la portano a cena fuori in un localino semplice ma romantico, e poi fanno l’amore.

Le canzoni della bionda musicista danese sono delicate, lente, oniriche. Da ascoltare in cuffia, magari al buio. Io sull’autobus con il mio lettore mp3 faccio partire Chord Left e chiudo gli occhi. E scendo alla fermata sbagliata.

Sono tracce anche potenti, o almeno lo sono per me. Perché nonostante l’andamento malinconico, persino cupo, mi illudono a tal punto da farmi credere che il nascondiglio felice che sogno non sia così remoto in fondo.

Lo pensa anche Salvini, che da quando ascolta Agnes va al bar e offre il caffè a tutti i suoi amici somali.

Agnes e il suo amico hanno letto A volte penso di amarti, poi passa.
Agnes e il suo amico hanno letto “A volte penso di amarti, poi passa”.

Tralasciando fregnacce e lodi, questo Aventine che genere è? Io qualche idea in testa ce l’ho, ma cercatelo su Spotify o fate partire i video qua sotto. La musica va ascoltata e suonata, non letta e men che meno descritta a parole.

Piacerà a chi deve fare colpo su una intellettuale snob di sinistra, a chi chiede qualcosa alla musica che vada oltre un ritmo da ballare.

Non piacerà a chi pensa che gli Shining (della Norvegia) siano troppo morbidi, a chi usa la musica per strusciarsi con le minorenni in discoteca, a chi soffre di narcolessia, a Salvini (del mondo reale).

Agnes è danese, ma non lo da a vedere.
Agnes è danese, ma non lo da a vedere.

p.s.

Consiglio di spulciare YouTube, fra mini live e video ufficiale c’è tanto materiale interessante.

2 pensieri su “Agnes Obel – Aventine

  1. Citare Debussy tra le influenze le da diritto a tutta la mia curiosità e devo dire che è ben ripagata..la figliuola ci piace assai! Continua così ragazzo, milioni di talenti nel mondo aspettano solo di essere scoperti da te!

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